Cinghiale candito – Aper conditur

Su suggerimento dell’amico Luigi Giannelli ho voluto provare questa ricetta tradizionale dell’antica Roma: aper conditum. Devo dire che il mio iniziale scetticismo é stato spazzato via dal risultato: buono. Mentre lo cucinavo mia moglie Elena mi ha chiesto: ‘perché vuoi mangiare come gli antichi romani’? Ho risposto: ‘Per conquistare il mondo come loro ‘ #cumino

di Marco Pingitore, amministratore del gruppo Facebook “Erbe aromatiche e spezie”, non sei ancora iscritto? Che cosa aspetti? Iscriviti qui

Ho preso un pezzo tenerissimo di cinghiale (rigorosamente femmina). L’ho tenuto in bagno nel latte 20 ore, per togliere il sapore di selvatico. Dopo di che ho tostato un paio di cucchiai di cumino. Ho unito cumino tostato e sale grosso e ho frizionato e cosparso il cinghiale con questa miscela. L’ho lasciato cosí 24 ore, alla fine delle quali ho tolto il sale e gran parte del cumino, usando pochissima acqua. Messo il cinghiale in forno a 200° per 50′. Nel frattempo ho preparato una miscela con vin santo, miele e salsa di pesce con la quale ho ‘glassato’ il cinghiale a fine cottura.
Esperienza

É stato un esperimento molto interessante: ho imparato tanto. Essendo un piatto di un popolo antichissimo mi aspettavo un gusto molto diverso dai nostri canoni/gusti. In effetti proiettavo un sapore deciso e molto spinto, tuttavia pensavo derivasse dalla glassatura cosí insolita per noi, invece il sapore é spinto dalla salatura. Per questo ho deciso di riprovare il piatto ricercando un ‘taste’ piú moderno: riducendo i tempi di marinatura con il sale. Devo dire, che al di lá di questo ‘aggiornamento’, é una ricetta buona che merita di essere provata e non soltanto per una curiositá ‘storica’. Grazie ad Apicio e a Luigi: siamo nani sulle spalle dei giganti 😉

P.s Se avete idee di varianti o vi volete cimentare in questa ricetta condividete le esperienze: cresciamo tutti e cresciamo insieme. Grazie

Vino abbinato: Brunello di Montalcino, lo trovi qui

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